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Recensione di Schegge di Memoria di Isabella Pileri Pavesio

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 3 lug 2017
  • Tempo di lettura: 1 min

Il romanzo in questione è un giallo, o un noir, o un rose –noir, o un hard boiled o come lo si voglia definire, rimane comunque un buon motivo con cui iniziare, o continuare, un’estate in lettura.


La storia si svolge fra L’Italia e L’Inghilterra, fra Genova e Londra, in rapidi salti temporali e geografici, che, in un primo momento, lascia pensare, vi siano due storie diverse che si rincorrono.

Dallo sviluppo della trama non se ne esce che dopo metà romanzo, fino allora si intrecceranno storie diverse, epoche diverse, temi diversi, personaggi discutibili che si faticherebbe a far rientrare nello stesso progetto narrativo.

C’è lo psichiatra John Irving del 2020, ma c’è anche il suo antenato omonimo del 1830, parente del più importante scrittore di tutti i tempi, Charles Dickens, c’è Vera Keller, una diciottenne che chiede allo psichiatra un aiuto per farle recuperare una memoria in frantumi.

Giallista accolta con entusiasmo fin dai suoi esordi, Isabella Pileri Pavesio è avvocato, firma e socialmedia manager del magazine svizzero Inews. Nel romanzo “Schegge di memoria”, terzo poliziesco dopo “Morte nel Fango” e “Il Peccato chiama Peccato” (Premio Rossi Buglione 2015, prefazione di Gaetano Savatteri), l’autrice ripropone un intrigo internazionale che affascinerà i lettori anche grazie alle accurate ricostruzioni storiche di una cupa Londra dickensiana.

 
 
 

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